L'intervento durante l'offensiva del Maggio 1916 partita dai Grandi Altopiani Trentini (Lavarone - Luserna e Folgaria)

Il grande successo dell'offensiva primaverile ed estiva contro la Russia, che, alla fine, aveva accorciato il fronte locale lungo la linea di Riga fino a Czernowitz, la sconfitta della Serbia alla fine dell'autunno 1915, la resistenza in Galizia orientale durante la battaglia del capodanno 1916, la sconfitta del Montenegro nel gennaio 1916, facilitarono al generate di Stato maggiore austriaco Conrad la messa in pratica dell'antico e prediletto proposito di far crollare il fronte italiano sull'Isonzo dall'Alto Adige, in modo da eliminare il pericolo per le province austriache meridionali. Naturalmente non poté ottenere l’appoggio degli alleati tedeschi. La sua controparte Falkenhayn voleva condurre l’attacco decisivo ad ovest di Verdun; già gli scontri armati contro il Montenegro non avevano soddisfatto le aspettative.

L'intervento, quindi, venne tentato senza gli alleati tedeschi con un gruppo armato guidato dal Granduca Eugen a cui vennero assegnate due armate. L'11a armata comandata da Dankl, dovette guidare l’attacco principale, la 3a armata, guidata da Kövess, era impiegata come riserva in caso si presentassero situazioni impreviste (si pensava al proseguimento dell'offensiva nella pianura padana).

L'Arciduca Eugen era per il coordinamento dell'attacco principale dalla zona di Folgaria - Lavarone con uno scontro d'appoggio lungo il Brenta; mentre Conrad pensava che la Valsugana dovesse essere sgomberata nel caso in cui l'attacco principale avesse avuto successo. Un gruppo secondario doveva avanzare attraverso la Vallarsa lungo il Piano delle Fugazze verso Schio e quindi appoggiare il gruppo d'attacco. L'operazione riuscì grazie al III° corpo (Graz) nella zona di Cima Vezzena - Val d'Astico, nonché grazie al XX corpo insieme alla 3a e all'8a divisione di fanteria (rispettivamente reggimenti 14, 59, 21 e quattro reggimenti Kaiserjäger), pronti all'intervento dalla Val d'Astico fino a Serrada. Un gruppo laterale ad ovest (VIII° corpo) era pronto in Vallarsa, uno ad est (XVII° corpo) si trovava in Valsugana. II XX° corpo era agli ordini dell'erede al trono arciduca Carlo Francesco Giuseppe (capo di stato maggiore colonnello von Waldstätten); le sue divisioni si trovavano al comando dei generali Horsetzky e Fabini; i brigadieri dei Kaiserjäger erano Verdross (I° e II° reggimento, 180a brigata da montagna) e von Merten (III° e IV° reggimento, 58° brigata da montagna). In tutto erano a disposizione 24 divisioni di fanteria e, nel XX° corpo, 176 cannoni leggeri, 54 campali e 54 pesanti, mentre il III° corpo, che combatteva vicino (Graz) aveva a disposizione più di 73 cannoni leggeri, 33 campali, 13 pesanti.

Mappa della situazione prima dell'offensiva del Maggio 1916.

Lo stato maggiore generale austriaco richiamò l’attenzione sulla particolare conformazione del territorio in cui si svolgeva la battaglia: non era un altopiano vero e proprio, ma un enorme piattaforma calcarea deformata da profonde gole, di cui alcune parti erano situate al limite a causa di movimenti dello strato terrestre (Zugna, i diversi Costoni e Monti al limite meridionale dell'altipiano) così determinando i primi ostacoli all'aggressore). Il fatto che fosse a disposizione un'unica asse di comunicazione (la valle dell'Adige) rese ulteriormente difficoltoso e lungo lo spiegamento di forze.

La situazione era resa altrettanto difficoltosa dalle condizioni meteorologiche (forti nevicate) che, non solo avevano ostacolato il traffico ferroviario, ma avevano rallentato la preparazione dell'aggressore; l’offensiva iniziò il 15 maggio anziché il 10 aprile. Era andata perduta l’occasione di sorprendere il nemico ed, in questo modo, gli fu consentito di chiamare rinforzi e, addirittura, di contrattaccare in Valsugana. Soltanto a metà maggio lo scioglimento delle nevi permise di dar inizio all'offensiva. L’obiettivo principale venne trasferito più ad ovest. Il III° corpo, che si trovava in posizione avanzata sulla linea del fronte, doveva attaccare per primo solo con la sua artiglieria e mandare avanti le sue truppe d'assalto, nel momento in cui il XX° corpo avesse guadagnato Monte Toraro (1899 m.) Tonezza e raggiunto in questo modo, la stessa quota sul fronte. All’inizio di maggio il generale di stato maggiore tedesco von Falkenhayn, basandosi sul fatto che era mancato il momento per sorprendere il nemico, tentò di persuadere il generale di stato maggiore austriaco Conrad von Hötzendorf ad evitare l’offensiva e ad inviare forze al fronte occidentale. Egli dovette, comunque, interrompere l’offensiva durante lo stadio successivo di preparazione dell'attacco; ma l’artiglieria era già pronta. Sul fronte opposto il generate Cadorna non voleva credere ad uno sfondamento frontale ma aveva inviato alla sua Ia armata moderne batterie e rinforzi di fanteria. Il suo comandante, Brusati, che pensava di essere stato poco rinforzato da Cadorna, venne sostituito con il generale Pecori Giraldi. Nella zona dell'offensiva si trovavano effettivamente 113 battaglioni, appartenenti alla difesa, contro i 117 degli aggressori; ed anche per quanto riguarda l’artiglieria, gli Italiani erano inferiori solo di poco: il numero delle batterie di artiglieria pesante era superiore nelle file dell'aggressore e il rapporto tra il numero del cannoni era di 550:600.

Tutto dipendeva dal coraggio e dall'abilità delle unità attaccanti. Il corso della battaglia confermò l’onorevole comportamento di entrambe le divisioni unificate nel XX° corpo (IIIa e VIIIa divisione di fanteria), che già in Galizia si erano coperte di gloria. Il corpo si trovava tra la Val d'Astico e la Val Terragnolo con base alla fortezza S. Sebastiano, Sommo Alto e Serrada, i Kaiserjäger con il 2° reggimento all'ala destra (posizione Coes), il I° reggimento in mezzo (posizione Plaut), il 3° reggimento all’ala sinistra (settore Pioverna). Qui si unì la 3a divisione di fanteria. Il 3° reggimento del Kaiserjäger ebbe l’onore di attaccare e conquistò già durante il primo giorno di battaglia (15.5) Malga Pioverna, con la Quota 558 che si innalzava alle sue spalle, e Costa d'Agra (1.822 m.), facendo 800 prigionieri e facendo bottino di materiale bellico. Il XIV° reggimento conquistò lo stesso giorno Monte Coston (1.753 m.). Il 1° e il 2° reggimento intervennero in battaglia soltanto il 16 maggio. Il II° conquistò velocemente (in un'ora) Monte Naronia (1.705 m.), rifugio tra le rocce dotato di ogni accessorio (era coperto da sbarre di ferro o da tronchi d'albero, protetti da sacchi di sabbia). Le trincee erano state spianate dall'artiglieria, con notevoli effetti sul morale. Lo slancio dell'azione aggressiva determinò 1.200 prigionieri.

Il I° reggimento prese al volo la base di Malga Piovernetta, con poche perdite. Il nemico si raccolse in seconda linea, che corrispondeva circa all'antico confine del regno: Monte Maggio (1.857 M.), Monte Gusella (1.692 m.), Quota 1.804, Cima Campoluzzo (1.775 m.). Le prime due cime furono conquistate tra il 17 e il 18 maggio dal 2° reggimento, mentre il 3° reggimento e parti del 4° conquistarono le ultime due posizioni. Il 2° reggimento dovette difendersi sul Monte Maggio da contrattacchi (18 maggio). Ma proseguì. La terza linea del nemico si estendeva dal Coston dei Laghi (1.482 m.) sulla Costa di Mesole (1.726 m.) fino al Monte Toraro (1.899 m.) e, più avanti, su Cima Valbona (1.862 m.).

Il 19 maggio il 3° reggimento ed alcune parti del I° conquistarono le ultime cime e il Toraro, mentre lo stesso giorno Monte Maggio venne attaccato dal nemico. II 20 maggio il I° reggimento conquistò insieme a parti del 3° Costa Mesole e Cima dei Laghi (1.482 m.). I Kaiserjäger respinsero così il nemico su tutto il fronte fin nella Valle di Posina. Il 3° reggimento prese il 21 maggio Monte Tormeno (1.293 m.). Il 22 maggio il I° occupò Laghi (567 m.), il 2° perlustrò Monte Majo (1.500 m.) situato oltre il Posina e lo conquistò il 25 maggio.

Già il 23 maggio il I° e il III° reggimento erano risaliti a valle ed avevano perlustrato la zona lungo il Posina e verso le cime a sud, dove il nemico su Monte Arlata (799 m.), Monte Priafora (1.653 m.) e Monte Ciove (1.799 m.) si era fermato in una quarta linea di difesa fortificata. La conquista di Monte Cimone (25 maggio) da parte del 59esimo e la caduta di Arsiero (27 maggio) costituivano la condizione necessaria per la prosecuzione dell'attacco su quest'ultimo ostacolo prima della pianura poiché solo in questo modo vi era la copertura alle spalle della zona orientale adiacente. Alla fine di maggio il I° reggimento insieme a gruppi del 4°, che nelle riserve erano stati sostituiti in parte da alcuni gruppi del 3° conquistò Monte Arlata. Dovettero essere attaccate inoltre numerose basi situate sul versante roccioso settentrionale (29 maggio, 900 prigionieri). Il I° reggimento avanzò verso Monte Priafora e riuscì a prendere la cima senza molte perdite (30 maggio).

In questo modo, il I° e il 4° reggimento dei Kaiserjäger poté avanzare verso il Fronte. Il 2° invece rimase bloccato dal contrattacco tra le rocce di Monte Majo e solo il 31 maggio attraversò) la Val Posina, per combattere poi sulle pareti di Monte Cogolo. I Kaiserjäger dal Monte Priafora riuscirono ad osservare la pianura e a vedere i campanili di Venezia. L’offensiva prometteva ancora successi. Ma l’attacco rimase ad un punto morto, poiché l’artiglieria, a causa del cattivo stato delle vie di comunicazione non poté essere portata avanti utilmente. Il nemico riuscì ad anticipare i tempi e quindi a condurre nuove forze (naturalmente anche l’artiglieria), e a rafforzare ulteriormente le sue posizioni.

Né monte Cogolo (II° reggimento) né Monte Ciove (IV° reggimento) - entrambi i monti erano cosparsi di forti dotati di mitragliatrici; poterono essere presi nonostante il grande valore dimostrato nelle continue operazioni d'attacco (il IV° reggimento perse quasi la metà dei suoi uomini).

L’offensiva nella zona, che apparteneva ai Kaiserjäger, rimase quindi bloccata nella posizione più avanzata del fronte, dove uno sfondamento a favore dei settori adiacenti avrebbe potuto avere conseguenze decisive. Le divisioni che combattevano ad occidente di quel punto, operanti in un territorio piuttosto difficile (strette dorsali dello Zugna, della Vallarsa e del Colsanto), erano rimaste indietro sulla linea del fronte; Monte Pasubio, da dove il nemico poteva agire alle spalle della divisione di Kaiserjäger, era stato occupato e rinforzato dalle riserve avversarie. Anche ad est del III° corpo, a causa delle difficoltà di rifornimento dopo la caduta di Arsiero e Asiago nella Val d'Astico, non si poté procedere all'attacco. L’attesa dell'artiglieria pesante campale durò il tempo necessario da permettere alla resistenza avversaria di rinforzarsi, grazie al rifornimento di uomini e materiali e anche alle notizie dei successi ottenuti in seguito all'offensiva Brussilov contro il fronte orientale Austriaco.

Si rivelò decisiva l’impossibilità di impiego delle riserve per l’avanzamento verso Thiene, poiché due divisioni dell'XI armata furono inviate in Russia. Il nemico compì un altro passo avanti, tal che non poterono più essere condotte alle spalle dell'avversario le singole azioni ordinate dal risoluto comandante di truppa del gruppo militare, azioni che avrebbero concesso dei risultati positivi, nel momento della dissoluzione del fronte nemico.

Le truppe avevano fatto del loro meglio; ma la particolarità del territorio e il crescente indebolimento dell'appoggio dell’artiglieria, così come la costante minaccia delle riserve inviate durante il turbine della battaglia durata quattro settimane, aveva preteso troppo dalle loro forze.

Al comandante dell'XI armata (Dankl) venne proposto, in seguito ai primi successi e iniziando dall'ala destra, di far attaccare gli altri comandanti, invece di organizzare da solo un'unica forte azione. Il 16 giugno 1916 venne sostituito da Rohr; quest'atto era l’ammissione del fallimento dell'offensiva. Il giorno seguente l’arciduca Eugen ordinò la ritirata generate di tutte le posizioni avanzate sulla nuova linea difensiva sulla Zugna Torta - verso Mattasone - Valmorbia - Colsanto - Monte Pasubio - Monte Majo - Monte Cimone e al di là della Val d'Astico al limite settentrionale del territorio dei sette comuni verso la gola d'Assa, e oltre questa verso Cima Dieci (Valsugana).

Nella notte del 25 giugno i Kaiserjäger oltrepassarono il Posina per occupare i confini a nord della conca di Laghi e di Arsiero e creando quindi la nuova linea difensiva.