Dolomiti del Comelico: gruppo del CHIADENIS - PERALBA. PELLEGRINAGGIO AL SANTUARIO DI MARIA LUGGAU |
SCHEDA TECNICA Partenza: Albergo "Da Plenta", in Val Visdende. Lunghezza del percorso: Dislivello massimo in salita: Dislivello massimo in discesa: Grado di difficoltá: B Tempo medio di percorrenza: Presenza acqua potabile: Cartografia: 1:25.000, Tabacco, Foglio 1 «Sappada - S. Stefano - Forni Avoltri - Val Visdende» |
![]() Il monte Peralba NOTE SUL PERCORSO
Durata complessiva dell’escursione e descrizione in sintesi della stessa:
1º giorno: 3 ore circa così suddivise: 2 ore circa dall’alberghetto "Da Plenta" a Costa d’Antola (1.332 m), al Rifugio Sorgenti del Piave (1.830 m); 1 ora circa dal Rifugio Sorgenti del Piave al Rifugio Pier Fortunato Calvi (2.164 m). 2º giorno: 6 ore circa così suddivise: 1 ora circa dal Rifugio Pier Fortunato Calvi (2.164 m) al Passo Sésis (2.367 m); 1 ora circa dal Passo Sésis al Giogo Verknis, transitando per il Passo dei Sappadini (2.128 m); 30 minuti circa dal Giogo Veránis al Rifugio Hochweißstein - haus (1.868 m); 30 minuti circa dal Rifugio Hochweißstein - haus alla Ochsner Alpe (Ingrid Hütte, 1.661 m); 2 ore circa dalla Ochsner Alpe alla Cappella di Frohn (1.324 m circa); 1 ora circa dalla Cappella di Frohn al Santuario di Maria Luggau (1.170 m). Segnavia del percorso: Equipaggiamento consigliato: scarponi con suola ben marcata |
Prima di procedere alla descrizione degli itinerari proposti, si ritiene utile fornire alcune informazioni di carattere geografico e naturalistico sulle zone che si andranno a visitare.
I limiti orografici del massiccio Peralba - Chiadénis - Avanza sono rappresentati dal Passo dell’Oregòne, dal Rio Fleòns e dalle Testate delle Valli Avanza e Sésis. Il massiccio, che si trova completamente in territorio italiano, è costituto quasi interamente di calcare bianco e cristallino, la cui conformazione è a masse poderose che raggiungono i 1.000 metri; le pareti sono di grande compattezza. Ma quello che colpisce di più in tutta l’escursione è la massa rocciosa del Monte Peralba si eleva maestosa, caratteristica nel suo biancore, sulla testata della Val di Sésis e sulla parte orientale della Val Visdende, come un grandioso pilastro angolare all’estremità orientale della lunga catena confinaria fra il Comelico ed il territorio austriaco. Verso oriente, oltre il Passo Sésis, la cresta del Gruppo si sviluppa più articolata e su di essa emergono con più arditi sbalzi il Monte Chiadénis ed il Monte Avanza e le Loro varie minori cime e guglie satelliti.
La Val Visdende, nella quale si svolge parte dell’escursione del primo giorno,' è un largo bacino abbastanza regolare, compreso tra i 2000 ed i 2600 metri e racchiuso in una cerchia di monti di varia natura. Su di essa si inerpica la nuova rotabile ricostruita dopo i gravissimi disastri alluvionali del 1966.
La valle è ricca di malghe: a tale riguardo è anche ricordare che, sebbene si parli di malghe, l’esatta denominazione locale dei rustici è quello di "casère" in quanto la denominazione di "malga" viene più usualmente utilizzato nelle regioni del Veneto e del Trentino.
A nord la valle è limitata da un tratto delle Alpi Carniche le quali, oltre a segnare il confine politico italo - austriaco, costituiscono lo spartiacque tra il bacino dell’Adriatico (Piave) e quello del Mar Nero (Gail, quindi Drava e Danubio).
La cresta, con direzione ovest - est, ad andamento piuttosto monotono, a lunghi tratti larga ed arrotondata, ed a tratti più brevi frastagliata e sottile, è costituita da rocce scistose paleozoiche, fra le quali affiorano potenti masse isolate di calcari bianchi, compatti, del Devoniano (Palombino, 2.600 m; Crode dei Longerin, 2.569 m; Tap de Cadene, 2.462 m); altre vette lungo la cresta sono la Croda Nera (2.438 m), il Monte Cecido (2.422 m), il Monte Vancomun (2.580 m), il Monte Antola (2.524 m) ed il Monte Pietra Bianca (2.578 m).
Ad est la conca di Visdende si apre nei due valichi dell’Oregone (2.280 m) e di Col di Cerneva (1.936 m) fra i quali giganteggia la superba piramide del Peralba (2.694 m), costituita completamente da calcare bianchissimo di scogliera.
A sud la conca è chiusa dal gruppo dolomitico del Monte Rinaldo (2.471 m), che si sviluppa con un’alta cresta orlata di torri e di guglie, e che è costituito da Dolomia dello Scii iar (infraraibliana). Verso sud, a circoscrivere la Val Visdende, si erge un altro gruppo dolomitico, più modesto, ma altrettanto ardito, ossia quello delle Crode di Longerin coronato da numerose punte e che si prolunga verso sud fino ai monti San Daniele (2.229 m), Schiaron (2.246 m) e Curiè (2.085 m); quest’ultimo arriva fino al Piave o Cordevole diVisdende, di fronte alle ultime propaggini del Rinaldo.
Il fondo della conca è formato da detriti di falda, sfasciume morenico e depositi alluvionali, di età dunque Quaternaria. Durante questa era il fondo di cui trattasi era quindi occupato da un bacino d’acqua, esauritosi poco a poco dopo che l’emissario ebbe approfondita sempre più la frattura che gli consentiva di scaricarsi sul Piave. Il corso d’acqua che si raccoglie in Val Visdende si chiama Cordevole, più propriamente Cordevole di Visdende, per distinguerlo dall’altro, ben più importante Cordevole, che scende dal Passo Pordoi ed attraversa l’Agordino. Il bacino idrografico della Val Visdende occupa circa 70 kmq, dei quali 18 improduttivi (rocce, ghiaie e detriti), 15 ricoperti da prati e pascoli e 87 da bosco. Il Cordevole di Visdende attraversa tutta questa ampia conca e per una stretta gola confluisce nel Piaue in località Ponte Cordevole.
La Val Visdende è celebre per l’abbondanza delle sue foreste, certo tra le migliori dei due versanti delle Alpi; questi boschi coprono la conca interamente fin verso i 2000 metri, con un manto scuro, compatto ed interrotto qua e là soltanto da verdi superfici a prato.
Oltre la corona delle foreste si stende la fascia degli alti pascoli fino alla base delle crode ardite.
Le foreste ed i pascoli appartengono quasi interamente alle < La vegetazione della valle comprende in genere il piano montano, il più vasto (delle aghifoglie sempreverdi e delle aghifoglie decidue), fin verso i 200 metri, ed il piano cacuminale, assai meno esteso, che si continua verso l’alto e comprende tutte le dorsali e le vette innalzatisi fino alla quota massima di 2.694 metri del Monte Peralba. A sua volta il piano cacuminale comprende un orizzonte subalpino (degli arbusti e della boscaglia) ed un orizzonte alto alpino (delle specie e delle zone pioniere).
I limiti fra i due orizzonti variano per diverse ragioni, ma variano soprattutto in dipendenza della capacità idrica del terreno; nei terreni a grande capacità idrica (scisti, argilloscisti, filladi, arenarie, marne), infatti, la flora appare più ricca e si spinge ad altitudini superiori che nei terreni a scarsa capacità idrica (dolomie, calcari, calcari dolomitici e detriti, morene, alluvioni).
Nel piano montano le conifere sempreverdi sono rappresentate dall’abete rosso (predominante) e dall’abete bianco che formano bellissimi boschi estesi sul fondo della conca ed in parte adagiati sui pendii che la circondano. Alle aghifoglie decidue appartiene il larice, che però è generalmente limitato ad una frangia marginale al limite della vegetazione arborea.
Nel piano cacuminale, piante caratteristiche sono l’ontano verde nei terreni a forte capacità idrica ed il pino mugo in quelli dove le condizioni di umidità sono meno favorevoli.
1° GIORNO
Il luogo di partenza si raggiunge tramite l'autostrada A27 "Alemagna" fino a Longarone, poi per Tai di Cadore, Pieve di Cadore, Cima Gogna, Santo Stefano di Cadore.
Santo Stefano di Cadore (907 m) è il più grosso centro del Comelico, ma anche il punto più basso della valle.
A Santo Stefano si prosegue in direzione di Sappada lungo la Strada Statale n. 355 «della Val Degano»; superato il paese di Campolongo e giunti all’ex Miniera di Salafossa (a destra del senso di marcia) si devia a sinistra risalendo la rotabile della Val Visdende.
Si supera quindi Cimacanale e si arriva al termine della rotabile nelle vicinanze dell’alberghetto «Da Plenta» in località Costa d’Antola (1.332 m), punto di partenza dell’escursione del primo giorno.
Dall’albergo ci si incammina lungo la strada che lascia alla propria sinistra i Piè della Costa; poco dopo si giunge ad un bivio tra i sentieri n. 135 e 137 e si prosegue lungo quest’ultimo che si snoda parallelo al Torrente Cordevole sul fondo della Valle dell’Oregone. Dopo circa 3 chilometri dalla partenza si prosegue per buona mulattiera nel bosco.
Si giunge sotto la base del grande crestone occidentale del Peralba ed al bivio di quota 1.572 m si prosegue lungo la mulattiera con lo stesso segnavia n. 137 che a destra, in direzione est, sale sulla costa boscosa con numerosi comodi tornanti.
Usciti in alto dal bosco, si prosegue il cammino sotto l’imponente parete meridionale del Peralba (e con gran vista sulla Val Visdende) verso la vicina Sella del Col di Caneva (1.830 m) poco oltre la quale si trova il Rifugio Sorgenti del Piave (1.830 m, 2 ore circa dalla partenza).
Il rifugio si trova al termine della strada della Val Sésis ed è di proprietà privata.
La Sella del Col di Caneva si apre fra le pendici sudoccidentali del Peralba ed il Col di Caneva, primo modesto promontorio della bassa dorsale che collega il Gruppo del Peralba con quello del Rinaldo, e costituisce valico tra la Val Visdende e la Val di Sésis.
Poco ad est della sella sgorga la grossa polla sorgiva del Piave.
Un’informazione sulle Sorgenti del Piave. Per molto tempo si era discusso sull’ubicazione esatta della sorgente: quella vera scaturiva in alta Val Sésis, nei pressi del Col di Càneva (detto Piave di Sappada) ?. Oppure il vero Piave nasceva con il nome di CordevoLe di Visdende (Piave di Visdende) ad occidente del Peralba ?.
La diatriba, inutile visto che già nel 1500 era netta la distinzione fra Piave e Cordevole di Visdende e sulle rispettive sorgenti, venne risolta da una commissione ministeriale appositamente costituita .
Un cippo presso la sella ricorda i tragici avvenimenti della Grande Guerra.
Nel corso della prima guerra mondiale, infatti, il fronte si fermò, dal 1915 fino all’autunno del 1917, fra il Peralba - che rimase saldamente in possesso austriaco malgrado un epico, ma fallito tentativo italiano di conquista - ed il Chiadénis e l’Avanza in non meno saldo possesso italiano.
Su queste cime, sulle creste, sui bordi delle forcelle e dei valloni, in molti anfratti, restano tutt’oggi numerose importanti tracce della vita sofferta lassù dai soldati.
Dal rifugio si prosegue in salita lungo il sentiero che, a quota 1.931 m circa, si congiunge con la carrareccia segnavia n. 132 che sale da destra a servizio della cava di marmo situata sotto la parete sudest del Peralba.
Superata la cava si prosegue la salita lungo una buona mulattiera fino a giungere al Rifugio Pier Fortunato Calvi (2.164 m, 1 ora circa dal Rifugio Sorgenti del Piave; 3 ore circa dalla partenza) dove si conclude l’escursione del primo giorno e dove si cenerà e pernotterà.
Il rifugio è dedicato al Martire di Belfiore, eroe dell’epica resistenza cadorina nel 1848: è di proprietà della Sezione di Sappada del Club Alpino Italiano.
Inaugurato nel 1926 ad opera della Sezione Cadorina del C.A.I, venne poi ceduto alla Guardia di Finanza. Riaperto come rifugio nel 1938, fu donato dalla Sezione Cadorina a quella di Sappada nel 1954.
La costruzione si trova su una costa ai piedi della parete sudest del Peralba e del lastrone compatto sud del Piz Chiadénis.
2° GIORNO L’escursione del secondo giorno consente di transitare per un tratto della cosiddetta "Cresta di Confine" (o Cresta Carnica Occidentale, o Karnischer Hauptkamm), una cresta frastagliata da dirupi rocciosi nella quale, qua e là affiorano, a formare le cupole dei monti, potenti masse di calcari devoniani.
I colori di questa Cresta di Confine si confondono con quelli della Gailtal: è altresì da ricordare, infatti, che si è ai confini tra Italia ed Austria e che le genti del Comèlico e di Sappada con quelle della Pustertal e della Gailtal hanno sempre avuto rapporti di grande rispetto reciproco.
Inoltre non si ricordano diatribe confinarie (come, ad esempio, quelle tra Cortina d’Ampezzo e San Vito di Cadore relativamente alla Muraglia di Giau) così come risulta che non ci siano mai state risse per l’uso dei pascoli o della caccia.
Dopo la colazione del mattino l’escursione riprende.
Dal Rifugio Pier Fortunato Calvi ci si incammina lungo il sentiero segnavia n. 132 che, risalendo tutto il vallone, giunge al Passo Sésis (2.367 m, 1 ora circa dalla partenza) ricco di tracce delle opere della Grande Guerra.
Qui si abbandona il sentiero n. 132 per seguire, a destra, il segnavia n. 140. Il sentiero scende traversando sulla sinistra idrografica della testata della Val di Fleons, con bellissima vista sulle pareti settentrionali del Piz Chiadénis e del Monte Avanza; lo stesso sentiero viene abbandonato sotto il Monte Oregone per seguire, a sinistra, il sentiero che si tiene alto e che porta in breve al Passo dei Sappadini (2.128 m), ossia sulla prima insellatura posta sulla cresta di confine ad est del Monte Oregone.
Il sentiero che si continua a percorrere prosegue lungo il crinale di confine (interessanti sono i resti delle posizioni austriache in zona nella prima guerra mondiale) e permette di giungere alla larga sella del Giogo Veranis (2.011 m, il valico tra la Val di Fleons e la Frohntal, 1 ora circa dal Passo Sésis; 2 ore circa dalla partenza).
Dal Giogo, per dossi erbosi, in breve si giunge al Rifugio Hochweißstein - haus (1.868 m, 30 minuti circa dal Giogo; 2,30 ore circa dalla partenza) dove si può effettuare una breve sosta.
Si tratta di un rifugio, di proprietà della Sezione Austria dell’Osterreichischer Alpenverein, posto su un pianoro, alla testata della Frohntal (una delle valli laterali, a meridione della Lesachtal, sul Gail), poco a nord del Monte Oreg6ne e subito ad ovest del Giogo Veranis.
Successivamente si segue il segnavia n. 448, poi 403 e 03 (austriaco) che scende ai piani di Johanniseben e continua in discesa per il vallone.
Si perviene quindi alla Ochsner Alpe (Ingrid Hütte, 1.661 m, 30 minuti circa dall’Hochweißstein - haus; 3 ore circa dalla partenza) oltre la quale si prosegue in discesa per la Frohntal lungo una lunga e comoda strada sterrata. Si arriva alla Cappella di Frohn (1.324 m circa, 2 ore circa dall’Ingrid Hütte; 5 ore circa dalla partenza) e da qui, per sentiero, si arriva alla strada della Gailtal fra St. Lorenzen e Maria Luggau.
Si sale al Santuario di Maria Luggau (1.170 m) dove avrà termine l’escursione (1 ora circa dalla Cappella di Frohn; 6 ore circa dalla partenza).
IL PERCORSO
Il Fiume Piave (anche se è più corretto dire "la Piave"), un tempo chiamato "Flavio" e dagli antichi geografi e storici detto anche "Anasso", nasce ai piedi del Peralba, a circa 1.830 metri di quota. dove oggi sorge una stele, ai margini della radura paludosa e nei pressi dell’omonimo rifugio. Una piccola pozza indica la culla del più illustre fiume italiano.